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Un blog di avventure vissute, viaggi, esperienze fuori dall’ordinario in tanti paesi, opinioni e indicazioni. Il mondo è differente: clima, gente, natura, erroneamente pensiamo che il mondo sia più o meno uguale ma non è cosi. La vita può essere enormemente ricca di nuove esperienze, di scoperte e d’intense avventure. La televisione di reportage esotico non basta, la conoscenza da Xerox è illusoria perchè la mappa non è il territorio, al contrario l’esperienza del nuovo e l’antropofagismo culturale amplia la mente e dissolve il conformismo. Sperimentiamo l’intenso così da poter dire: "Ho vissuto cose che voi legati al mediocre conosciuto non potete neanche immaginare".

martedì 15 maggio 2012

DA MONTEVIDEO A FLORIANOPOLIS



Vivevo e lavoravo in Uruguay quando andai per la prima volta in Brasile in vacanza.
Ero funzionario d’un Organismo Internazionale nella Missione Diplomatica  a Montevideo, aiuto allo sviluppo socio economico del paese, progetti d’aiuto umanitario, sviluppo industriale nazionale, individuazione ed analisi delle priorità nazionali.
Mi presi un mese di ferie e lasciai la città in auto in direzione della frontiera col Brasile del “Chuì” che dista poche centinaia di chilometri dalla capitale uruguaiana. La strada che da Montevideo va alla frontiera è molto buona, tipo superstrada, si costeggia Punta dell’Este famoso luogo di  villeggiatura internazionale dove passavo spesso i fine settimana quando non andavo a Buenos Aires. Come dicevo è una strada buona, all’epoca senza molto traffico, si può correre anche se il limite di velocità era di 80 Km all’ora.
Avevo brama d’entrare in Brasile, mi misi tranquillo tranquillo sui 160 Km. all’ora ed inevitabilmente una pattuglia della polizia segnalò di fermarmi. A quella velocità riuscii ad accostare solo a centinaia di metri dal poliziotto che se li fece a piedi sino alla mia macchina. Sole, caldo, afa, il pover’uomo arrivò da me trafelato, sudato e rabbioso pensando di vendicarsi e pronto ad infliggermi la contravvenzione più severa possibile.
Io aspettavo col conforto dell’aria condizionata, quando arrivò gli mostrai il tesserino del Corpo Diplomatico accreditato nel paese, lui solo allora si accorse della targa “C.D.”. Era furente, sorpreso, vinto ed impotente, avevo l’immunità. Non contento e mentendo spudoratamente lo informai che avevo una riunione col Ministro degli Esteri ed ero in ritardo, per cui gli sarei stato grato se si affrettasse ad informare eventuali suoi colleghi lungo il percorso di non fermare quest’automobile.
Me ne andai sgommando.
Che vergogna! Ma fu veramente divertente, piccole rivalse a volte fanno bene.
Appena entrato in Brasile sintonizzo la radio su una stazione locale e mi immergo nella lingua portoghese, nella samba e bossa nova, inizia l’avventura, senza una meta, seguendo la cartina stradale  prendo la direzione Nord, a casaccio. Dove arrivo arrivo, 15 giorni in su e poi altri 15 giorni per tornare facendo però un’altro cammino.
Quando ero stanco di guidare mi fermavo, trovavo un hotel dove alloggiarmi, mi informavo dove cenare e dove andare per la serata, dove c’era movimento, musica, ragazze. Se mi piaceva il posto e trovavo una ragazza carina e simpatica mi fermavo una notte in più.
Dalla frontiera sino a Porto Allegre passando per Pelotas la strada è monotona e non vi sono molte attrattive. Si passa attraverso la “Lagoas dos Patos” strada senza curve, senza alberi, senza traffico, senza “patos” (anatre), senza niente, insomma lunga e noiosa, non si vede l’ora d’arrivare a Porto Allegre. E’ la capitale dello stato di Rio Grande do Sud, da Montevideo ci si arriva in una giornata se non si perde tempo.
Mi ricordo che fermandomi lì per la notte approfittai di un buon ristorante specializzato in carne (“Churrasqueria”) e dei miei primi locali notturni brasiliani.
Ripartii il mattino dopo in direzione della costa e verso la cittadina sul mare di Torres per sperimentare la famosa feijoada (uno dei piatti nazionali) che mi rimase impressa per sempre. Via così, verso nord a parte una piccola deviazione per visitare il Parco Nazionale di Jacarezinho, un meraviglioso profondo canyon tropicale, verde e lussureggiante.
Dopo pochi giorni arrivai alla città di Florianopolis, la capitale dello Stato di Santa Caterina, localizzata sull’omonima isola ed unita alla terra ferma da un ponte tipo quello di Marghera-Venezia. L’isola è abbastanza grande con belle spiagge molto differenti una dall’altra sparse lungo tutto il suo perimetro e una laguna all’interno nascosta dai boschi, nei periodi di vacanza è molto frequentata, scelta anche dagli argentini che vi giungono in auto facendo il mio stesso percorso. Ma all’epoca non era ancora arrivata l’estate, faceva perfino un po freddo nelle spiagge deserte in quelle grige giornate. Il mare si muoveva irrequieto con molto vento e spruzzi di spuma. Sulla sabbia si scorgeva lontano solo una donna ed un cane che correva, in un’altra spiaggia due ragazzi avventurosi facevano surf sulle onde, ma per il resto nelle zone di mare tutto era disabitato e tranquillo.
La capitale Florianopolis invece era una città animata ed attiva.
La prima sera prendendo l’aperitivo in un locale conosco Josefina una ragazza che viveva lì, collega psicologa, gentile e simpatica, ci piacciamo e lei mi invita a ritirare le valige dal mio hotel e a trasferirmi nel suo appartamento. Bene, presto fatto.
Il giorno dopo sarei ripartito per continuare il mio viaggio, lei mi propone di prendersi qualche giorno di vacanza e venire con me. Bello, <Certo che si> dico io. La mattina a venire sarebbe passata dal suo studio per disdire gli appuntamenti già con la borsa di viaggio ed io sarei passato a prenderla alle 11 per partire.
Quando mi sveglio lei era già uscita ed io comincio ad avere dei dubbi sul programma.
Mmmmh... Stando con lei per una settimana quante altre ragazze avrei perso di conoscere, quante altre avventure? Brutto bastardo che non sono altro, le lascio un bigliettino sul tavolo, la chiave sotto lo zerbino come eravamo d’accordo e riprendo il viaggio allontanandomi da Florianopolis con lei che mi aspettava per strada sotto l’ufficio con la valigia alle 11 del mattino.
Molti anni dopo dovevo ritornare a Florianopolis per un’esposizione canina (allevavo Mastini Napoletani) insieme ad un amico. Beh, l’ho chiamata per vederla, scusarmi e portarle un mazzo di fiori. Lei ci ha ospitati nuovamente..., incredibile ma vero, cose che succedono in Brasile...





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