

Alla sera tornavo in albergo stanco ed il barman solerte mi
rinfrancava servendomi subito un Pisco Sour (cocktail a base di Pisco, il
liquore nazionale). Ero smanioso di conoscere un po la città, i locali e la
gente, non ce la facevo proprio ad andare a dormire presto. Sapevo che
l'indomani sarebbe stata un'altra giornata difficile ma non potevo lasciarmi
scappare neanche una serata visto che non sarei rimasto a Lima per molto tempo.
Scoprii subito il quartiere dei divertimenti: Miraflores, il regno
delle “Peñas”, locali di shows al vivo animati e molto
frequentati dal popolo notturno, il quartiere era pure grazioso, il più
gradevole di Lima. Nelle “Peñas” ci si coinvolge
con grande partecipazione accompagnando lo spettacolo di musica al vivo, tutti
cantano e ballano insieme agli artisti, è coinvolgente. Naturalmente facevo
tardi e tornavo in hotel con poche ore
di sonno a disposizione.
Tutti i giorni feriali era così, non rimaneva che il
fine settimana per riposarsi ma c'erano tanti luoghi da scoprire: prendevo
l'aereo e passavo il week-and a Pucalpa nella foresta amazzonica
peruviana oppure a Cuzco, la città Inca sulle Ande , insomma non riposavo mai
come si deve.
Di giorno nei momenti liberi durante le giornate lavorative
esploravo la città in taxi e a piedi nel centro storico. I taxi a Lima erano i
più malandati che abbia mai visto, autentici rottami che andando perdevano i
pezzi , una volta si ruppe la barra del volante, andammo dritti sul marciapiede
senza poter fare la curva, per fortuna il freno funzionava; in altra occasione
vidi un taxi che perse la portiera durante il percorso. Non avrebbe potuto
esserci contrasto maggiore tra i veicoli di Ginevra appena lasciata ed i taxi
di Lima. Ginevra aveva però altri tipi di problemi.
Nei miei giri d'esplorazione cittadina prestai attenzione ai negozi
d'artigianato locale. Ne vale la pena, è il migliore e più variato artigianato
che abbia mai visto. La qualità è alta, opere artigianali fatte con gusto e
bravura, dalle sculture in pietra saponaria raffiguranti antichi mostri in pose
erotiche alle coperte e maglioni in pelo di “baby lama”, antichi preziosi piccoli tappeti di Cuzco e copie di quadri di
soggetto religioso dei monaci del 700, copie di “huacos” incaici ( statuette
policrome in terracotta dell'epoche Inca, spesso a soggetto erotico),
bellissimi lavori di ricamo su tessuti di lino etc. Ero stato anche colpito
dalla bellezza delle “tinajas” vasi in terracotta a volte enormi, fabbricati
dagli indios ”Chipivo” dell'Amazzonia. C'era un negozio nel centro di Lima
specializzato proprio in questi vasi, ne comprai diversi tra i quali uno molto
grande che fu imballato in una cassa di legno di più d'un metro cubo per essere
spedito a Montevideo dove mi sarei installato da lì a breve.
La figlia del proprietario era molto carina, appena maggiorenne e
mi aveva in particolare simpatia, quando mi trasferii in Uruguay mi scrisse
diverse lettere e voleva venire a vivere con me ma non sarebbe stato per niente
saggio. So anche essere avveduto e riflessivo quando occorre. Spesso io e lei
pranzavamo insieme in ristoranti nel caotico centro città dove mi insegnò ad
apprezzare il ”Ceviche” piatto nazionale a base di pesce crudo e verdure.
Stranamente bevevo Coca Cola, un po per farle compagnia, un po in previsione
del pomeriggio di lavoro che mi aspettava.
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