Un blog di avventure vissute, viaggi, esperienze fuori dall’ordinario in tanti paesi, opinioni e indicazioni. Il mondo è differente: clima, gente, natura, erroneamente pensiamo che il mondo sia più o meno uguale ma non è cosi. La vita può essere enormemente ricca di nuove esperienze, di scoperte e d’intense avventure. La televisione di reportage esotico non basta, la conoscenza da Xerox è illusoria perchè la mappa non è il territorio, al contrario l’esperienza del nuovo e l’antropofagismo culturale amplia la mente e dissolve il conformismo. Sperimentiamo l’intenso così da poter dire: "Ho vissuto cose che voi legati al mediocre conosciuto non potete neanche immaginare".
sabato 30 giugno 2012
VADO A VIVERE A LIMA
Mi trovavo in Italia ma scalpitavo per ripartire per
l'estero dopo aver vissuto per due anni la mia prima esperienza in America Latina nella Repubblica Dominicana dove avevo lavorato come professore
universitario.Contemporaneamente mi
interessava impegnarmi nel settore degli aiuti umanitari e per lo sviluppo dei
paesi emergenti oltre che ricominciare con i viaggi nel mondo. Feci corsi di specializzazione a Roma, candidature varie,
selezioni e colloqui viaggiando tra Milano,
Roma e Ginevra. Un annetto di impegno, acquisizione di conoscenze, tessitura di
rapporti con persone del settore, con molta tenacia. Ne valse la pena: alla
fine fui assunto come funzionario all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (O.I.M.) con sede a Ginevra.
Dopo un periodo di lavoro in Svizzera e a Roma fui assegnato in pianta stabile
alla Missione permenente di Montevideo. Prima dell'Uruguay però passai un
periodo a Lima in Perù sempre per motivi di lavoro. Solo un periodo, non dovevo vivere in Perù molto tempo. Il
centro di Lima era proprio brutto (non so ora, sono passati tanti anni e le
cose cambiano), la città era sporca, senza vegetazione, è sulla costa ma non ha
spiagge.Non piove mai, al massimo cade un vapor acqueo
impalpabile così fine e leggero che non ti bagna nemmeno, per questa ragione è
il regno della polvere e le poche piante che vi crescono sono dovute alla bontà
dei cittadini che le innaffiano. Gli edifici vecchiotti del centro città erano
lordi, resi nerastri dall’inquinamento e malandati, con un’aria malsana triste
e decadente. Il sole sembrava un’intruso, velato dallo smog scaldava senza
rallegrare, illuminava senza sorriso facendoti sudare ruggine. Non mi ricordo
del vento che forse non c’era, meglio così altrimenti avrebbe alzato tanta
polvere da avvolgere la città in un nebbia secca e granulosa come il respiro di
un drago. Sembrava che l’acqua non esistesse in natura, era un’artificiale
secrezione delle tubature prodotta casualmente e rigettata come impropria dai
rubinetti terrorizzati dal virus della corrosione con il quale lei poteva
contaggiarli. Alloggiavo in un hotel vicino all'ufficio della Missione
dell'O.I.M. nel moderno quartiere di San Isidro che raggiungevo ogni mattina a piedi in
cinque minuti. Lavoravo molto ed era stancante, mi occupavo di seguire
programmi per lo sviluppo economico del paese attraverso la migrazione di
risorse umane, favorire il ritorno in Perù dall'estero di cittadini qualificati
espatriati, sviluppavo il programma d'arrivo di esperti tedeschi e italiani per
progetti economici e sociali di priorità nazionale, cose di questo genere.
Alla sera tornavo in albergo stanco ed il barman solerte mi
rinfrancava servendomi subito un Pisco Sour (cocktail a base di Pisco, il
liquore nazionale). Ero smanioso di conoscere un po la città, i locali e la
gente, non ce la facevo proprio ad andare a dormire presto. Sapevo che
l'indomani sarebbe stata un'altra giornata difficile ma non potevo lasciarmi
scappare neanche una serata visto che non sarei rimasto a Lima per molto tempo.
Scoprii subito il quartiere dei divertimenti: Miraflores, il regno
delle “Peñas”, locali di shows al vivo animati e molto
frequentati dal popolo notturno, il quartiere era pure grazioso, il più
gradevole di Lima. Nelle “Peñas” ci si coinvolge
con grande partecipazione accompagnando lo spettacolo di musica al vivo, tutti
cantano e ballano insieme agli artisti, è coinvolgente. Naturalmente facevo
tardi e tornavo in hotel con poche ore
di sonno a disposizione.
Tutti i giorni feriali era così, non rimaneva che il
fine settimana per riposarsi ma c'erano tanti luoghi da scoprire: prendevo
l'aereo e passavo il week-and a Pucalpa nella foresta amazzonica
peruviana oppure a Cuzco, la città Inca sulle Ande , insomma non riposavo mai
come si deve.
Di giorno nei momenti liberi durante le giornate lavorative
esploravo la città in taxi e a piedi nel centro storico. I taxi a Lima erano i
più malandati che abbia mai visto, autentici rottami che andando perdevano i
pezzi , una volta si ruppe la barra del volante, andammo dritti sul marciapiede
senza poter fare la curva, per fortuna il freno funzionava; in altra occasione
vidi un taxi che perse la portiera durante il percorso. Non avrebbe potuto
esserci contrasto maggiore tra i veicoli di Ginevra appena lasciata ed i taxi
di Lima. Ginevra aveva però altri tipi di problemi.
Nei miei giri d'esplorazione cittadina prestai attenzione ai negozi
d'artigianato locale. Ne vale la pena, è il migliore e più variato artigianato
che abbia mai visto. La qualità è alta, opere artigianali fatte con gusto e
bravura, dalle sculture in pietra saponaria raffiguranti antichi mostri in pose
erotiche alle coperte e maglioni in pelo di “baby lama”, antichi preziosi piccoli tappeti di Cuzco e copie di quadri di
soggetto religioso dei monaci del 700, copie di “huacos” incaici ( statuette
policrome in terracotta dell'epoche Inca, spesso a soggetto erotico),
bellissimi lavori di ricamo su tessuti di lino etc. Ero stato anche colpito
dalla bellezza delle “tinajas” vasi in terracotta a volte enormi, fabbricati
dagli indios ”Chipivo” dell'Amazzonia. C'era un negozio nel centro di Lima
specializzato proprio in questi vasi, ne comprai diversi tra i quali uno molto
grande che fu imballato in una cassa di legno di più d'un metro cubo per essere
spedito a Montevideo dove mi sarei installato da lì a breve.
La figlia del proprietario era molto carina, appena maggiorenne e
mi aveva in particolare simpatia, quando mi trasferii in Uruguay mi scrisse
diverse lettere e voleva venire a vivere con me ma non sarebbe stato per niente
saggio. So anche essere avveduto e riflessivo quando occorre. Spesso io e lei
pranzavamo insieme in ristoranti nel caotico centro città dove mi insegnò ad
apprezzare il ”Ceviche” piatto nazionale a base di pesce crudo e verdure.
Stranamente bevevo Coca Cola, un po per farle compagnia, un po in previsione
del pomeriggio di lavoro che mi aspettava.
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